Bacino San Marco-settembre 2013 |
Le grandi navi da turismo portano centinaia di migliaia
di turisti a Venezia ogni anno, i quali, in cambio, contribuiscono all’economia
locale e nazionale sostenendo, in parte, i lavori nell’ambito del turismo. Ad ogni
modo, come Gulliver che pesta Lilliput, questi enormi grattacieli su acqua navigano
attraverso la laguna veneziana e il fragile centro storico—il bacino di San Marco
e il Canale della Giudecca—lasciando le loro impronte. Dopo la tragica vicenda che ha coinvolto la
Costa Concordia, nella quale hanno perso la vita trentadue persone sulla costa
toscana nel gennaio del 2012, pochi sarebbero in disaccordo nel dire che le
grandi navi sono una minaccia per la salute di Venezia—una città che rischia il
suo status di U.N.E.S.C.O. World Heritage site e che troppo spesso viene trattata
come un’attrazione turistica e non il raro gioiello che è.
Il mese scorso, il Comitato Interministeriale per la salvaguardia
di Venezia e della Laguna si è riunito a Roma. Tutti i membri hanno votato a
favore del blocco delle navi che superano 40,000 tonnellate al bacino San Marco.
Solo il comune di Mira—i cui confini includono una bella fetta della laguna
veneziana—ha votato contro la soluzione favorita dal comitato, che dirotterebbe
le grandi navi da crociera attraverso la Canale Sant’Angelo—Contorta; un canale
stretto, poco profondo e naturale (largo circa 30 metri al punto massimo) che
vira dal più grande Canale dei Petroli, utilizzato dalle navi industriali per
entrare nella Porto di Marghera e nella direzione dell’esistente porto
turistico di Venezia. La proposta del progetto Canale Sant’Angelo-Contorta
stima che ci vogliano diciotto mesi per implementare i lavori necessari per
estenderlo, allargarlo, ed approfondirlo prima che possa essere pronto per il
traffico delle navi da crociera. Gli amministratori di Mira, assieme a
movimenti locali e frequentatori abituali della laguna, credono che scavando e
prolungando questo canale verrebbero causati danni irreparabili e gravi conseguenze
ambientali alla laguna e alle sue aree periferiche. I giornali riportano che questo
progetto è stato inviato alla Valutazione di Impatto
Ambientale, mentre anche altri progetti sono sotto valutazione.
Uno di questi progetti, Porto Novissimo di Lido, è stato
proposto dal Comune di Mira e sviluppato da Luciano Claut, architetto e
Assessore all’urbanistica per il Comune. La proposta prevede un molo
galleggiante di 600 metri, costruito offshore all’ingresso della laguna, che
verrebbe costruito con moduli collegati da cerniere e ancorati al fondo. All’inizio,
questo porto galleggiante potrebbe accogliere quattro grandi navi da crociera e
sarebbe autonomo. Una volta completata la costruzione del M.O.S.E.—le barriere
contro l’alta marea—il molo galleggiante verrebbe integrato con l’isola del
M.O.S.E. per formare un porto pienamente funzionante. La prima fase del
progetto dice sia eco-compatibile, a basso costo e potrebbe essere pronto e
operativo in poco tempo.
Sembra interessante, ho pensato mentre ascoltavo gli amministratori
del comune di Mira, dopo che mi avevano contattata e chiesto se ero disposta a
scrivere un articolo sul mio blog sul loro progetto—per spargere la voce in
inglese. Mi hanno spiegato che il molo galleggiante e l’isola del M.O.S.E.
verrebbero usati come punto di rifornimento e punto di dogana per le navi.
Cibo, carburante, approvvigionamenti, bagagli e reflui verrebbero trasferiti da
e alle navi attraverso trasporto merci mentre ormeggiate offshore, ed ogni anno
migliaia di crocieristi verrebbero trasportati via barca da e per il centro
storico, la stazione della ferrovia e l’aeroporto di Venezia.
A quel punto le immagini del motondoso sono apparse nella mia mente e la parola continuava a tornarmi sulle labbra.
Motondoso (moto ondoso) è il termine usato dai
locali per descrivere il danno perpetrato dalle onde che lacerano le fragili
fondamenta di Venezia, principalmente causate da barche a motore che eccedono
il limite di velocità.
E’ facile capire che un porto offshore aumenterebbe l’uso
e il traffico di barche a motore, ferryboats, vaporetti, taxi acquei, gran
turismo, trasporto merci, carburanti e reflui. Riuscite ad immaginare quale minaccia
potrebbe essere per Venezia, e la laguna, un possibile versamento di reflui e/o
carburanti durante il trasporto dal porto offshore alla terraferma? In una città dove è difficile trovare polizia
locale per controllare il già pesante traffico acqueo e rallentare le barche a
motore, un porto offshore non moltiplicherebbe i problemi e i rischi che
Venezia sta provando a risolvere?
Non sono un ingegnere o un architetto o un amministratore
locale ma, come qualsiasi persona che abbia passato del tempo a Venezia,
capisco i problemi del traffico acqueo e delle grandi navi che sovrastano la
città. Come altri che tengono alla salute di Venezia sono contenta che il
governo si stia finalmente muovendo per trovare una soluzione reale a questo
problema.
La mia unica speranza è che, viste queste scelte—che definisco il male minore—non facciamo più male
che bene a Venezia.
Cosa ne
pensate?