Vogando sotto Il Ponte dei Sospiri |
L’altro giorno mi è caduto lo
sguardo su un blog post sulla pagina Facebook di una mia conoscente,
intitolato: Le 10 cose da fare a Venezia
(la gita in gondola NON è una di queste!). Io ho lasciato commenti, così come
altri. Quelli che avevano fatto la gita in gondola nel passato non erano d’accordo
con il titolo e pensavano unanimemente che non si potrebbe venire a Venezia e
NON fare una gita in gondola.
Alcuni dei miei lettori sanno
che sono sposata con un gondoliere di terza generazione, per cui i miei
commenti potrebbero sembrare diretti a sostenere l’attività di mio marito—credetemi
né lui, né i suoi colleghi, hanno bisogno del mio aiuto. La maggioranza dei
viaggiatori che arrivano a Venezia fa in modo che il loro budget includa la possibilità
di vedere “una volta nella vita” Venezia dalla prospettiva che solo una gondola
può dare. E anche se io ho saltato la gita in gondola durante la mia prima
vacanza a Venezia—stavo viaggiando con un’amica e abbiamo erroneamente pensato
che fosse meglio lasciarla alle coppie d’innamorati—ho imparato da allora che
non è limitata a chi cerca romanticismo, ma è sicuramente il modo più speciale
di scoprire l’intreccio dei canali che si snodano attraverso la città.
La conversazione su Facebook è
continuata per un po’. Io ho dato il mio contributo, forse riempito con più entusiasmo
del necessario per Venezia e le sue gondole, ma poi ho deciso di farmi da parte
quando il commento di una veneziana ha rivelato “odio” per la categoria dei gondolieri—i suoi motivi tenuti per sé, come
lecito. Ma la parola “odio” è molto forte, così come il sentimento. E se invece
questo commento fosse riferito al settore della ristorazione: “Il servizio in
tale ristorante è stato scadente, il cibo anche peggiore, perciò io odio tutti i ristoranti.” Non avrei dato
molto peso al commento.
Allora, questo post non è
inteso a puntare il dito contro chi non è d’accordo con me o chi vede i gondolieri—in
base alle loro esperienze—sotto una luce diversa rispetto alla mia. Sono informata
del fatto che ci sono residenti che non sono simpatizzanti dei gondolieri.
Questa non è una cosa nuova. Perfino il grande commediografo veneziano Carlo
Goldoni ha scritto nel 1700 che i gondolieri, una categoria dalla quale sembrava
essere intrigato, erano o amati o odiati. Tuttavia, la conversazione su
Facebook mi ha spinto a chiedermi: Che cosa sarebbe Venezia senza i suoi
gondolieri?
Molti viaggiatori vedono i gondolieri
unicamente come un’attrazione turistica, mentre molti residenti li vedono come
rumorosi, turbolenti, “pensano di essere i padroni della città”. Entrambi punti
di vista hanno una vena di verità e no. Ma mi chiedo se l’uno o l’altro gruppo
ha mai pensato al contributo che i gondolieri danno alla loro città—turismo a
parte—e il beneficio che porta a Venezia avere qualche centinaia di gondole che
scivolano sui suoi canali ogni giorno? Senza i gondolieri e le loro gondole, le
fragili fondamenta di Venezia sarebbero probabilmente in condizioni molto
peggiori. La gondola è effettivamente il deterrente giornaliero al Moto Ondoso—il
danno provocato dalla scia e dalla risacca delle barche a motore alle
fondamenta della città. La presenza dei gondolieri in ogni canale, largo o
stretto, forza le barche a motore—spesso troppo di fretta per rispettare i
limiti di velocità—a rallentare. Cosi, la loro presenza da sola aiuta a proteggere
Venezia.
Un’altra situazione che
coinvolge i gondolieri e la loro città, che recentemente si è riaccesa ma senza
ottenere molta attenzione locale, è che più gondolieri sono stati minacciati,
non solo verbalmente, da quelle persone che trafficano
“borse griffate” per strada. Non solo queste persone vendono prodotti illegali,
alcuni distendono la loro merce e ostacolano le zone di lavoro dei gondolieri. Quando
è chiesto loro di spostarsi la maggior parte lo fa. Tuttavia alcuni hanno
capito che l’amministrazione locale non sta facendo dell’eliminazione del loro
traffico illegale sulle calli di Venezia una priorità e hanno tirato fuori armi
da taglio o bottiglie rotte contro quei gondolieri che contestavano il posto dove
avevano deciso di “aprire bottega”. I gondolieri hanno formalmente portato la
questione all’attenzione dell’amministrazione locale, dei Carabinieri e dei
media, non solo in difesa del loro posto di lavoro ma per il rispetto e l’amore
che sentono per Venezia e soprattutto per mettere fine al degrado in cui versa
la città. Tuttavia l’amministrazione locale, fino ad ora, ha scelto di guardare
da un’altra parte, lasciando le azioni intraprese dai gondolieri—qualche volta
pacifiche, altre volte no—di essere bollate come “motivate da razzismo”. Non
hanno forse diritto i gondolieri, in possesso di una regolare licenza, di
lavorare tranquillamente nei traghetti a loro assegnati? O serve che qualcuno
si faccia male prima che la città affronti e freni il problema? Venezia non
merita più rispetto, se non altro per tutto quello che regala ai suoi residenti
e a tutti quelli che viaggiano per vederla?
Concludendo questo alquanto
inusuale post nel mio blog, il messaggio che mi piacerebbe mandare è che la
categoria dei gondolieri non è fatta di angeli o demoni. Sono uomini di tradizioni che hanno famiglie, lavorano
sodo, godono la vita, qualche volta esagerano, e spesso lasciano volare troppe
parolacce dalle loro labbra. Per quanto riguarda mio marito, e molti suoi
colleghi che mi hanno sempre dimostrato rispetto e gentilezza, io posso
testimoniare che amano la loro città e il loro lavoro, e né loro né la
categoria meritano di essere odiati. Penso che per tutte le ragioni portate
sopra la città e i suoi residenti dovrebbero invece sostenerli.